Napoli Napoli sotterranea Spaccanapoli Lungomare Caracciolo Cimitero delle fontanelle Museo cappella di San Severo Parco Archeologico del Pausilypon Piscina mirabilis Via San Gregorio Armeno

Marcello
Napoli Napoli sotterranea Spaccanapoli Lungomare Caracciolo Cimitero delle fontanelle Museo cappella di San Severo Parco Archeologico del Pausilypon Piscina mirabilis Via San Gregorio Armeno

Visite turistiche

Il più affascinante percorso nel sottosuolo di Napoli Napoli Sotterranea è una tappa obbligata a Napoli. Un substrato ricco di storia e legato alla riscoperta di un patrimonio raro, se non unico nel suo genere. Opere di grande ingegneria civile, lasciate a lungo in abbandono e oggi recuperate a nuova vita grazie al sapiente lavoro di Napoli Sotterranea. Bellezze indescrivibili e luoghi suggestivi tutti da scoprire. Da oltre 30 anni, Napoli Sotterranea offre escursioni nei luoghi più affascinanti e suggestivi del ventre della città. I membri dell’Associazione sono impegnati – senza aver mai ricevuto alcun tipo di finanziamento da parte di istituzioni pubbliche o di enti privati- nel recupero e nella valorizzazione, ai fini della pubblica fruizione, del sottosuolo. Il loro impegno è legato ad un unico scopo: quello di far conoscere ed amare Napoli. Il risultato è da sempre stato vincente. Chi visita questi luoghi se ne innamora, si emoziona. Napoli Sotterranea ha rappresentato un punto di partenza fondamentale per altre realtà nate in Italia e in Europa grazie alla competenza e alla collaborazione dell’Associazione. Partecipare all’escursione significa compiere un viaggio nella storia lungo ben 2400 anni, dall’epoca greca a quella moderna, a 40 mt di profondità tra cunicoli e cisterne. Durante l’escursione oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, si visiteranno il Museo della Guerra, gli Orti Ipogei (www.ortipogei.it), la Stazione Sismica “Arianna” e tanto altro ancora. Sarà, infine, possibile visitare gratuitamente i resti dell’antico Teatro greco-romano, accessibili da una proprietà privata. Si consiglia di indossare scarpe comode e una felpa nei mesi estivi. I percorsi stretti, come i cunicoli, sono assolutamente facoltativi. Scoprire Napoli da un altro punto di vista è una opportunità da non perdere. Questo è l’unico Percorso Ufficiale Autorizzato di Napoli Sotterranea, e, pertanto l’unico sito nel quale vengono garantiti standard di sicurezza elevati. L’ingresso è nel cuore del centro storico in Piazza San Gaetano n.68 La Storia del sottosuolo napoletano: I primi manufatti di scavi sotterranei risalgono a circa 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’era preistorica. Successivamente, nel III secolo a.C., i Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi della loro Neapolis e scavarono in numerosi ambienti per creare una serie di ipogei funerari. Lo sviluppo imponente del reticolo dei sotterranei iniziò in epoca romana: i romani infatti in epoca augustea dotarono la città di gallerie viarie e soprattutto di una rete di acquedotti complessa, alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli. Altri rami dell’acquedotto di età augustea arrivarono fino a Miseno, per alimentare la Piscina mirabilis, che fu la riserva d’acqua della flotta romana. Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse aree della città superiore. A tratti, sulle pareti, si notano ancora tracce dell’intonaco idraulico, utilizzato dagli ingegneri dell’antichità per impermeabilizzare le gallerie. Agli inizi del XVI secolo il vecchio acquedotto e le moltissime cisterne pluviali non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città che si era estesa a macchia d’olio e fu così che il facoltoso nobile napoletano Cesare Carmignano costruì un nuovo acquedotto. Fu solo agli inizi del XX secolo che si smise di scavare nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico e si abbandonò una rete di cunicoli e cisterne di oltre 2.000.000 m², diffusa per tutta la città. I sotterranei furono quindi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai disastrosi bombardamenti che colpirono la città. Le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere per le scale che scendevano in profondità. Resti di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoniano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti e i numerosi periodi della giornata vissuti nei rifugi, facendo riemergere uno spaccato di vita importante e al tempo stesso tragico della storia cittadina. Napoli Sotterranea Contattaci al telefono o via Email Telefono: (+39) 081 296944 Telefono: (+39) 081 0190933 Cellulare: (+39) 333 5849479 Cellulare: (+39) 334 3662841 Cellulare: (+39) 349 1046436 Cellulare: (+39) 392 1733828 WhatsApp: (+39) 333 5849479 Email: info@napolisotterranea.org
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Napoli Sotterranea
68 Piazza San Gaetano
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Il più affascinante percorso nel sottosuolo di Napoli Napoli Sotterranea è una tappa obbligata a Napoli. Un substrato ricco di storia e legato alla riscoperta di un patrimonio raro, se non unico nel suo genere. Opere di grande ingegneria civile, lasciate a lungo in abbandono e oggi recuperate a nuova vita grazie al sapiente lavoro di Napoli Sotterranea. Bellezze indescrivibili e luoghi suggestivi tutti da scoprire. Da oltre 30 anni, Napoli Sotterranea offre escursioni nei luoghi più affascinanti e suggestivi del ventre della città. I membri dell’Associazione sono impegnati – senza aver mai ricevuto alcun tipo di finanziamento da parte di istituzioni pubbliche o di enti privati- nel recupero e nella valorizzazione, ai fini della pubblica fruizione, del sottosuolo. Il loro impegno è legato ad un unico scopo: quello di far conoscere ed amare Napoli. Il risultato è da sempre stato vincente. Chi visita questi luoghi se ne innamora, si emoziona. Napoli Sotterranea ha rappresentato un punto di partenza fondamentale per altre realtà nate in Italia e in Europa grazie alla competenza e alla collaborazione dell’Associazione. Partecipare all’escursione significa compiere un viaggio nella storia lungo ben 2400 anni, dall’epoca greca a quella moderna, a 40 mt di profondità tra cunicoli e cisterne. Durante l’escursione oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, si visiteranno il Museo della Guerra, gli Orti Ipogei (www.ortipogei.it), la Stazione Sismica “Arianna” e tanto altro ancora. Sarà, infine, possibile visitare gratuitamente i resti dell’antico Teatro greco-romano, accessibili da una proprietà privata. Si consiglia di indossare scarpe comode e una felpa nei mesi estivi. I percorsi stretti, come i cunicoli, sono assolutamente facoltativi. Scoprire Napoli da un altro punto di vista è una opportunità da non perdere. Questo è l’unico Percorso Ufficiale Autorizzato di Napoli Sotterranea, e, pertanto l’unico sito nel quale vengono garantiti standard di sicurezza elevati. L’ingresso è nel cuore del centro storico in Piazza San Gaetano n.68 La Storia del sottosuolo napoletano: I primi manufatti di scavi sotterranei risalgono a circa 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’era preistorica. Successivamente, nel III secolo a.C., i Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi della loro Neapolis e scavarono in numerosi ambienti per creare una serie di ipogei funerari. Lo sviluppo imponente del reticolo dei sotterranei iniziò in epoca romana: i romani infatti in epoca augustea dotarono la città di gallerie viarie e soprattutto di una rete di acquedotti complessa, alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli. Altri rami dell’acquedotto di età augustea arrivarono fino a Miseno, per alimentare la Piscina mirabilis, che fu la riserva d’acqua della flotta romana. Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse aree della città superiore. A tratti, sulle pareti, si notano ancora tracce dell’intonaco idraulico, utilizzato dagli ingegneri dell’antichità per impermeabilizzare le gallerie. Agli inizi del XVI secolo il vecchio acquedotto e le moltissime cisterne pluviali non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città che si era estesa a macchia d’olio e fu così che il facoltoso nobile napoletano Cesare Carmignano costruì un nuovo acquedotto. Fu solo agli inizi del XX secolo che si smise di scavare nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico e si abbandonò una rete di cunicoli e cisterne di oltre 2.000.000 m², diffusa per tutta la città. I sotterranei furono quindi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai disastrosi bombardamenti che colpirono la città. Le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere per le scale che scendevano in profondità. Resti di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoniano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti e i numerosi periodi della giornata vissuti nei rifugi, facendo riemergere uno spaccato di vita importante e al tempo stesso tragico della storia cittadina. Napoli Sotterranea Contattaci al telefono o via Email Telefono: (+39) 081 296944 Telefono: (+39) 081 0190933 Cellulare: (+39) 333 5849479 Cellulare: (+39) 334 3662841 Cellulare: (+39) 349 1046436 Cellulare: (+39) 392 1733828 WhatsApp: (+39) 333 5849479 Email: info@napolisotterranea.org
«Nel mezzo della città si apre via Spaccanapoli, un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l'enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì Benedetto Croce» (Stanislao Nievo[1]) Il decumano inferiore, che prende nell'area centrale i nomi ufficiali di via Benedetto Croce e via Forcella, ma è comunemente chiamato Spaccanapoli, è un'arteria viaria del centro antico di Napoli ed è una delle vie più importanti della città. Essa è insieme con il decumano maggiore e il decumano superiore (decumani di Napoli), una delle tre strade principali dell'impianto urbanistico progettato in epoca greca e che attraversavano in tutta la loro lunghezza l'antica Neapolis. Data l'origine, sarebbe dunque più opportuno parlare di plateia e non di "decumano", denominazione di epoca romana che per convenzione ha sostituito l'originaria. Il decumano inferiore divenne tra il Medioevo e l'Ottocento importante sia per i conventi degli ordini religiosi sia per le abitazioni di uomini potenti che vi vissero. La strada è anche chiamata "Spaccanapoli" in quanto divide nettamente, con la sua perfetta linearità, la città antica tra il nord e il sud.[2] In origine il tracciato sorgeva dalla piazza San Domenico Maggiore e proseguiva fino a via Duomo. In epoca romana, la via si allungò e inglobò anche la zona dell'attuale piazza del Gesù Nuovo come testimoniano i resti delle terme romane ritrovate sotto il chiostro della basilica di Santa Chiara. Durante il rinascimento la via subì enormi cambiamenti, le strutture gotiche vennero rimaneggiate oppure si realizzarono edifici sui suoli di antichi palazzi demoliti. I principali architetti del rinascimento napoletano furono Giovanni Francesco Mormando e Giovanni Francesco di Palma che progettarono il Palazzo Marigliano e il Palazzo Pinelli. Durante il Cinquecento, il Viceré Don Pedro de Toledo avviò un processo di espansione territoriale verso la collina di San Martino e allineò il decumano con un'arteria dei Quartieri Spagnoli, in modo da collegarli con il centro della città per favorire gli spostamenti. Tra il Seicento e il Settecento gli edifici privati e di culto subirono ulteriori rimaneggiamenti. Nell'Ottocento alcuni palazzi vennero di nuovo ripristinati nelle forme originali per la loro importanza mentre, solo nel secolo scorso, a causa della seconda guerra mondiale, la chiesa di Santa Chiara riprese la sua struttura gotica celata dagli stucchi settecenteschi.[3] Il decumano si suddivide in tre spezzoni: Il tratto incominciava da piazza del Gesù Nuovo per proseguire per l'attuale via Benedetto Croce, passando per piazza San Domenico Maggiore, piazzetta Nilo e largo Corpo di Napoli; La parte centrale è via San Biagio dei Librai; Invece, via Giudecca Vecchia, una parte di Forcella, superato l'incrocio con via Duomo, costituisce il tratto finale del decumano. La moderna concezione di "Spaccanapoli" invece include anche le espansioni che si sono avute nel corso del XVI secolo le quali hanno visto allungare il tratto iniziale fino ai Quartieri Spagnoli. Intendendo il toponimo Spaccanapoli, il decumano incomincia allora da via Pasquale Scura, sita sulla cima dei Quartieri Spagnoli. Subito dopo si arriva alla parte centrale, che incomincia con l'incrocio di via Toledo, ed è formata dalle vie Maddaloni, Domenico Capitelli, Benedetto Croce e San Biagio dei Librai. Il lato su Forcella invece rappresenta il tratto finale. Lungo via San Biagio dei Librai, uno dei cardini (o stenopos) che sale verso nord, collegando il decumano inferiore a quello maggiore, è via San Gregorio Armeno.
103 preporuka/e lokalaca
Spaccanapoli
Via San Biagio dei Librai
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«Nel mezzo della città si apre via Spaccanapoli, un rettilineo di più di un chilometro, stretto e vociante, che divide in due l'enorme agglomerato. È il cuore di questa babele della storia. Qui visse e morì Benedetto Croce» (Stanislao Nievo[1]) Il decumano inferiore, che prende nell'area centrale i nomi ufficiali di via Benedetto Croce e via Forcella, ma è comunemente chiamato Spaccanapoli, è un'arteria viaria del centro antico di Napoli ed è una delle vie più importanti della città. Essa è insieme con il decumano maggiore e il decumano superiore (decumani di Napoli), una delle tre strade principali dell'impianto urbanistico progettato in epoca greca e che attraversavano in tutta la loro lunghezza l'antica Neapolis. Data l'origine, sarebbe dunque più opportuno parlare di plateia e non di "decumano", denominazione di epoca romana che per convenzione ha sostituito l'originaria. Il decumano inferiore divenne tra il Medioevo e l'Ottocento importante sia per i conventi degli ordini religiosi sia per le abitazioni di uomini potenti che vi vissero. La strada è anche chiamata "Spaccanapoli" in quanto divide nettamente, con la sua perfetta linearità, la città antica tra il nord e il sud.[2] In origine il tracciato sorgeva dalla piazza San Domenico Maggiore e proseguiva fino a via Duomo. In epoca romana, la via si allungò e inglobò anche la zona dell'attuale piazza del Gesù Nuovo come testimoniano i resti delle terme romane ritrovate sotto il chiostro della basilica di Santa Chiara. Durante il rinascimento la via subì enormi cambiamenti, le strutture gotiche vennero rimaneggiate oppure si realizzarono edifici sui suoli di antichi palazzi demoliti. I principali architetti del rinascimento napoletano furono Giovanni Francesco Mormando e Giovanni Francesco di Palma che progettarono il Palazzo Marigliano e il Palazzo Pinelli. Durante il Cinquecento, il Viceré Don Pedro de Toledo avviò un processo di espansione territoriale verso la collina di San Martino e allineò il decumano con un'arteria dei Quartieri Spagnoli, in modo da collegarli con il centro della città per favorire gli spostamenti. Tra il Seicento e il Settecento gli edifici privati e di culto subirono ulteriori rimaneggiamenti. Nell'Ottocento alcuni palazzi vennero di nuovo ripristinati nelle forme originali per la loro importanza mentre, solo nel secolo scorso, a causa della seconda guerra mondiale, la chiesa di Santa Chiara riprese la sua struttura gotica celata dagli stucchi settecenteschi.[3] Il decumano si suddivide in tre spezzoni: Il tratto incominciava da piazza del Gesù Nuovo per proseguire per l'attuale via Benedetto Croce, passando per piazza San Domenico Maggiore, piazzetta Nilo e largo Corpo di Napoli; La parte centrale è via San Biagio dei Librai; Invece, via Giudecca Vecchia, una parte di Forcella, superato l'incrocio con via Duomo, costituisce il tratto finale del decumano. La moderna concezione di "Spaccanapoli" invece include anche le espansioni che si sono avute nel corso del XVI secolo le quali hanno visto allungare il tratto iniziale fino ai Quartieri Spagnoli. Intendendo il toponimo Spaccanapoli, il decumano incomincia allora da via Pasquale Scura, sita sulla cima dei Quartieri Spagnoli. Subito dopo si arriva alla parte centrale, che incomincia con l'incrocio di via Toledo, ed è formata dalle vie Maddaloni, Domenico Capitelli, Benedetto Croce e San Biagio dei Librai. Il lato su Forcella invece rappresenta il tratto finale. Lungo via San Biagio dei Librai, uno dei cardini (o stenopos) che sale verso nord, collegando il decumano inferiore a quello maggiore, è via San Gregorio Armeno.
Tra le attività più rilassanti e suggestive da fare a Napoli non può mancare una passeggiata sul Lungomare della città. Uno dei luoghi più amati e frequentati da cittadini e turisti e costantemente animato da eventi e manifestazioni di ogni genere ma anche dai numerosi bar, ristoranti e pizzerie che si susseguono lungo tutto il tragitto. Il Lungomare di Napoli è un percorso di circa 3 km che costeggia il mare e che parte da Santa Lucia, da via Nazario Sauro, e arriva fino a Mergellina, dove finisce via Caracciolo, costeggiando una delle “vedute” più belle del mondo, in grado di affascinare i turisti ma anche gli abitanti stessi che affollano la splendida promenade durante tutto l’anno. Il Lungomare di Napoli comprende quattro strade: via Nazario Sauro che costeggia il molo di Santa Lucia fino a Castel dell’Ovo, attraversando i più famosi hotel di lusso della città come il Grand Hotel Santa Lucia e l’Hotel Miramare, ma anche celebri ristoranti come La Bersagliera e Zi Teresa. via Partenope dove si trovano i più celebri ristoranti “fronte mare” della città, e rinomate pizzerie come Sorbillo Lievito Madre al Mare e Vesi Pizzagourmet, e gli altri importanti hotel del Lungomare, come il Royal Continental Hotel e il Grand Hotel Vesuvio. via Caracciolo la parte più lunga che fiancheggia la Villa Comunale, dove si può passeggiare costeggiando il mare e dove si trova, a metà percorso, la Rotonda Diaz con il monumento equestre al generale Armando Diaz. Da via Caracciolo si possono ammirare anche la collina di Posillipo e del Vomero. via Mergellina è la strada che da Caracciolo si estende fino a Piedigrotta, ai piedi della collina di Posillipo. In questo “pezzo” di lungomare sembra essere a stretto contatto con la Napoli più “verace”, tra reti di pescatori e barche ormeggiate. È qui che si trova il Porto di Mergellina, dove partono i traghetti per le isole, il faro, da raggiungere con una passeggiata da percorrere sul mare, ed è qui che si trovano i famosi chalet dove bere un caffè, mangiare un gelato e mangiare a base di pesce visa mare. Le meraviglie del Lungomare di Napoli Passeggiare sul Lungomare di Napoli significa ammirare in un colpo d’occhio la maggior parte delle bellezze che caratterizzano la città: il Vesuvio, l’isola di Capri, Castel dell’Ovo ed il promontorio di Posillipo, mentre dall’altra parte della strada si può assistere, in ogni momento della giornata, all’animata vita della città, fatta di bar, ristoranti di vario genere e pizzerie. Il Borgo Marinaro e il Castel dell’Ovo: da qui si ammira il Lungomare Una tappa d’obbligo in una passeggiata sul Lungomare è al Borgo Marinari, un pittoresco porticciolo animato da baretti e ristoranti specializzati in pesce fresco, dove sembra che il tempo si sia fermato. Il Borgo nacque sull’Isolotto di Megaride dove, secondo il mito greco, fu sepolto il corpo della sirena Partenope, che si lasciò morire in queste acque dopo il rifiuto di Ulisse al suo amore. E fu proprio l’Isolotto di Megaride a dare origini la città che nacque quindi, a tutti gli effetti, a partire dal mare. Qui sorge anche il celebre Castel dell’Ovo, il più antico castello di Napoli e vero simbolo della città. Il castello è visitabile sia all’interno, dove nelle sue sale vengono allestite mostre ed esposizioni fotografiche, sia all’esterno, da dove si può ammirare, da qualsiasi altezza, il Lungomare da un inedito punto di vista: dal mare.
145 preporuka/e lokalaca
Lungomare Caracciolo
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Tra le attività più rilassanti e suggestive da fare a Napoli non può mancare una passeggiata sul Lungomare della città. Uno dei luoghi più amati e frequentati da cittadini e turisti e costantemente animato da eventi e manifestazioni di ogni genere ma anche dai numerosi bar, ristoranti e pizzerie che si susseguono lungo tutto il tragitto. Il Lungomare di Napoli è un percorso di circa 3 km che costeggia il mare e che parte da Santa Lucia, da via Nazario Sauro, e arriva fino a Mergellina, dove finisce via Caracciolo, costeggiando una delle “vedute” più belle del mondo, in grado di affascinare i turisti ma anche gli abitanti stessi che affollano la splendida promenade durante tutto l’anno. Il Lungomare di Napoli comprende quattro strade: via Nazario Sauro che costeggia il molo di Santa Lucia fino a Castel dell’Ovo, attraversando i più famosi hotel di lusso della città come il Grand Hotel Santa Lucia e l’Hotel Miramare, ma anche celebri ristoranti come La Bersagliera e Zi Teresa. via Partenope dove si trovano i più celebri ristoranti “fronte mare” della città, e rinomate pizzerie come Sorbillo Lievito Madre al Mare e Vesi Pizzagourmet, e gli altri importanti hotel del Lungomare, come il Royal Continental Hotel e il Grand Hotel Vesuvio. via Caracciolo la parte più lunga che fiancheggia la Villa Comunale, dove si può passeggiare costeggiando il mare e dove si trova, a metà percorso, la Rotonda Diaz con il monumento equestre al generale Armando Diaz. Da via Caracciolo si possono ammirare anche la collina di Posillipo e del Vomero. via Mergellina è la strada che da Caracciolo si estende fino a Piedigrotta, ai piedi della collina di Posillipo. In questo “pezzo” di lungomare sembra essere a stretto contatto con la Napoli più “verace”, tra reti di pescatori e barche ormeggiate. È qui che si trova il Porto di Mergellina, dove partono i traghetti per le isole, il faro, da raggiungere con una passeggiata da percorrere sul mare, ed è qui che si trovano i famosi chalet dove bere un caffè, mangiare un gelato e mangiare a base di pesce visa mare. Le meraviglie del Lungomare di Napoli Passeggiare sul Lungomare di Napoli significa ammirare in un colpo d’occhio la maggior parte delle bellezze che caratterizzano la città: il Vesuvio, l’isola di Capri, Castel dell’Ovo ed il promontorio di Posillipo, mentre dall’altra parte della strada si può assistere, in ogni momento della giornata, all’animata vita della città, fatta di bar, ristoranti di vario genere e pizzerie. Il Borgo Marinaro e il Castel dell’Ovo: da qui si ammira il Lungomare Una tappa d’obbligo in una passeggiata sul Lungomare è al Borgo Marinari, un pittoresco porticciolo animato da baretti e ristoranti specializzati in pesce fresco, dove sembra che il tempo si sia fermato. Il Borgo nacque sull’Isolotto di Megaride dove, secondo il mito greco, fu sepolto il corpo della sirena Partenope, che si lasciò morire in queste acque dopo il rifiuto di Ulisse al suo amore. E fu proprio l’Isolotto di Megaride a dare origini la città che nacque quindi, a tutti gli effetti, a partire dal mare. Qui sorge anche il celebre Castel dell’Ovo, il più antico castello di Napoli e vero simbolo della città. Il castello è visitabile sia all’interno, dove nelle sue sale vengono allestite mostre ed esposizioni fotografiche, sia all’esterno, da dove si può ammirare, da qualsiasi altezza, il Lungomare da un inedito punto di vista: dal mare.
La cappella Sansevero (detta anche chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella) è tra i più importanti musei di Napoli. Situata nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore, questa chiesa, oggi sconsacrata, è attigua al palazzo di famiglia dei principi di Sansevero, da questo separata da un vicolo una volta sormontato da un ponte sospeso che consentiva ai membri della famiglia di accedere privatamente al luogo di culto.[4] La cappella ospita capolavori come il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, conosciuto in tutto il mondo per il suo velo marmoreo che quasi si adagia sul Cristo morto, la Pudicizia di Antonio Corradini e il Disinganno di Francesco Queirolo, ed è nel suo insieme un complesso singolare e carico di significati.[4][5] Essa ospita anche numerose altre opere di pregiata fattura o inusuali,[4] come le macchine anatomiche, due corpi totalmente scarnificati dove è possibile osservare, in modo molto dettagliato, l'intero sistema circolatorio.[6] Oltre ad essere stato concepito come luogo di culto, il mausoleo è soprattutto un tempio massonico carico di simbologie, che riflette il genio e il carisma di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, committente e allo stesso tempo ideatore dell'apparato artistico settecentesco della cappella.[4] Il principe di San Severo Raimondo di Sangro, figura attorno alla quale ruotano numerosissime leggende. Nel tempo ha avuto origine un gran numero di leggende sulla Cappella Sansevero e sul suo ideatore, Raimondo di Sangro: i laboratori situati nelle cantine del palazzo di famiglia, adiacente alla cappella, gli improvvisi bagliori che ne scaturivano e le invenzioni che lì avevano origine stimolavano infatti la fervida fantasia dei napoletani. Alcune di queste leggende erano tutt'altro che lusinghiere: si dice, ad esempio, che il Principe «fece uccidere due suoi servi» per «imbalsamarne stranamente i corpi» (riferendosi alle macchine anatomiche); «ammazzò [...] nientemeno che sette cardinali» utilizzando la loro pelle e le loro ossa per realizzare delle sedie; accecò lo scultore Giuseppe Sanmartino per far sì che non fosse in grado di riprodurre per altri un'opera straordinaria come il Cristo velato; «entrava in mare con la sua carrozza e i suoi cavalli [...] senza bagnare le ruote» e «riduceva in polvere marmi e metalli». Un'altra leggenda riguarda invece le circostanze della morte di Raimondo. La riporta Benedetto Croce: «Quando sentì non lontana la morte, provvide a risorgere, e da uno schiavo moro si lasciò tagliare a pezzi e ben adattare in una cassa, donde sarebbe balzato fuori vivo e sano a tempo prefisso; senonché la famiglia [...] cercò la cassa, la scoperchiò prima del tempo, mentre i pezzi del corpo erano ancora in processo di saldatura, e il principe, come risvegliato nel sonno, fece per sollevarsi, ma ricadde subito, gettando un urlo di dannato». La diceria più famosa riguarda infine nuovamente il Cristo Velato, affermando che il velo fosse in origine un vero tessuto, trasformato in marmo da Raimondo per mezzo di un qualche misterioso processo alchemico.
Museo Cappella Sansevero
19/21 Via Francesco de Sanctis
La cappella Sansevero (detta anche chiesa di Santa Maria della Pietà o Pietatella) è tra i più importanti musei di Napoli. Situata nelle vicinanze della piazza San Domenico Maggiore, questa chiesa, oggi sconsacrata, è attigua al palazzo di famiglia dei principi di Sansevero, da questo separata da un vicolo una volta sormontato da un ponte sospeso che consentiva ai membri della famiglia di accedere privatamente al luogo di culto.[4] La cappella ospita capolavori come il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, conosciuto in tutto il mondo per il suo velo marmoreo che quasi si adagia sul Cristo morto, la Pudicizia di Antonio Corradini e il Disinganno di Francesco Queirolo, ed è nel suo insieme un complesso singolare e carico di significati.[4][5] Essa ospita anche numerose altre opere di pregiata fattura o inusuali,[4] come le macchine anatomiche, due corpi totalmente scarnificati dove è possibile osservare, in modo molto dettagliato, l'intero sistema circolatorio.[6] Oltre ad essere stato concepito come luogo di culto, il mausoleo è soprattutto un tempio massonico carico di simbologie, che riflette il genio e il carisma di Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, committente e allo stesso tempo ideatore dell'apparato artistico settecentesco della cappella.[4] Il principe di San Severo Raimondo di Sangro, figura attorno alla quale ruotano numerosissime leggende. Nel tempo ha avuto origine un gran numero di leggende sulla Cappella Sansevero e sul suo ideatore, Raimondo di Sangro: i laboratori situati nelle cantine del palazzo di famiglia, adiacente alla cappella, gli improvvisi bagliori che ne scaturivano e le invenzioni che lì avevano origine stimolavano infatti la fervida fantasia dei napoletani. Alcune di queste leggende erano tutt'altro che lusinghiere: si dice, ad esempio, che il Principe «fece uccidere due suoi servi» per «imbalsamarne stranamente i corpi» (riferendosi alle macchine anatomiche); «ammazzò [...] nientemeno che sette cardinali» utilizzando la loro pelle e le loro ossa per realizzare delle sedie; accecò lo scultore Giuseppe Sanmartino per far sì che non fosse in grado di riprodurre per altri un'opera straordinaria come il Cristo velato; «entrava in mare con la sua carrozza e i suoi cavalli [...] senza bagnare le ruote» e «riduceva in polvere marmi e metalli». Un'altra leggenda riguarda invece le circostanze della morte di Raimondo. La riporta Benedetto Croce: «Quando sentì non lontana la morte, provvide a risorgere, e da uno schiavo moro si lasciò tagliare a pezzi e ben adattare in una cassa, donde sarebbe balzato fuori vivo e sano a tempo prefisso; senonché la famiglia [...] cercò la cassa, la scoperchiò prima del tempo, mentre i pezzi del corpo erano ancora in processo di saldatura, e il principe, come risvegliato nel sonno, fece per sollevarsi, ma ricadde subito, gettando un urlo di dannato». La diceria più famosa riguarda infine nuovamente il Cristo Velato, affermando che il velo fosse in origine un vero tessuto, trasformato in marmo da Raimondo per mezzo di un qualche misterioso processo alchemico.
Il parco archeologico-ambientale di Posillipo o del Pausilypon è un'area archeologica nel quartiere Posillipo in Napoli aperta nel 2009. L'accesso al Parco ai visitatori è da discesa Coroglio 36, attraverso l'imponente Grotta di Seiano. Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.), l'equite e liberto Publio Vedio Pollione decise di trascorrere gli ultimi suoi giorni in quello splendido scorcio situato tra la Gaiola e la baia di Trentaremi, Pausilypon cioè “sollievo dal dolore”. Accanto alla villa, fece costruire anche un teatro di 2000 posti, un odeon per piccoli spettacoli, un ninfeo e un complesso termale[1]. Le strutture dell'imponente Villa si estendono fin sotto la superficie del mare e sono dal 2002 tutelate dall'istituzione della limitrofa Area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola che interessa tutto lo specchio acqueo ai piedi del promontorio di Trentaremi ed intorno alle Isole della Gaiola. I resti di altre domus romane si possono scorgere a Marechiaro, lungo la spiaggia, oppure alla Calata Ponticello, risalendo il borgo, dove si possono scorgere una colonna a base ionica ed una nicchia in laterizio. Sulla scogliera, invece, andando verso la Gaiola si può ammirare ciò che rimane della "Villa degli spiriti" anche detta “Villarosa”[2]. Proseguendo lungo la costa, verso occidente, è possibile notare il perimetro della “Scuola di Virgilio” dove si riteneva che il "vate" praticasse arti magiche. Il parco è stato riaperto al pubblico dopo i lavori di restauro nel 2009 per la kermesse Maggio dei monumenti grazie anche alla collaborazione del "Centro Studi Interdisciplinari Gaiola". Oggi il parco sta venendo pian piano riscoperto dai cittadini napoletani ma anche dai turisti stranieri grazie alla strutturazione di diversi itinerari di visite guidate ed ai laboratori didattici per le scuole curati dal CSI Gaiola onlus. Nel 2010 l'amministrazione municipale annunciò l'intenzione di recuperare l'impianto funiviario dismesso negli anni sessanta che rappresenta la soluzione ideale per superare gli ostacoli di accesso al parco. Il parco offre numerose testimonianze archeologiche nonché naturalistiche e paesaggistiche trovandosi in uno dei luoghi più belli della città, ovvero lungo la costa di Posillipo. Tra i reperti più importanti vi sono la grotta di Seiano, il parco sommerso di Gaiola, la villa imperiale di Pausilypon, il teatro dell'Odeon ed il palazzo degli Spiriti. La grotta di Seiano è un traforo lungo 770 m, scavato in epoca romana nella pietra tufacea della collina di Posillipo, che congiunge la piana di Bagnoli (via Coroglio) con il vallone della Gaiola, passando per la baia di Trentaremi. Deve il nome a Lucio Elio Seiano, prefetto di Tiberio, che secondo la tradizione nel I secolo d.C ne commissionò l'allargamento e la sistemazione; il primo traforo era stato realizzato una cinquantina di anni prima dall'architetto Lucio Cocceio Aucto per volere di Marco Vipsanio Agrippa, per collegare la villa di Publio Vedio Pollione e le altre ville patrizie di Pausilypon ai porti di Puteoli e Cumae. La galleria, orientata in direzione est-ovest, si estende per circa 770 metri, con un tracciato rettilineo ma una sezione variabile sia in altezza che in larghezza; dalla parete sud si dipartono tre cunicoli secondari, terminanti con aperture a strapiombo sulla baia, che forniscono luce ed aerazione. Caduta in disuso e dimenticata nel corso dei secoli, fu rinvenuta casualmente durante i lavori per una nuova strada nel 1841 e subito riportata alla luce e resa percorribile per volontà di Ferdinando II di Borbone, diventando meta di turisti. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu utilizzata come rifugio antiaereo per gli abitanti di Bagnoli; gli eventi bellici ed alcune frane nel corso degli anni cinquanta la riportarono in uno stato di abbandono. La villa imperiale di Pausilypon, il teatro e l'Odeion Modifica La villa imperiale di Pausilypon Attraverso l'imponente grotta di Seiano si accede al complesso archeologico-ambientale che racchiude parte delle antiche vestigia della villa del Pausilypon. Il teatro Qui, nell'incanto di uno dei paesaggi più affascinanti del Golfo, è possibile ammirare i resti dell'imponente teatro capace di 2000 posti[3], dell'Odeion e di alcune sale di rappresentanza della villa (visibili ancora tracce dei decori murali), le cui strutture marittime fanno oggi parte del limitrofo Parco sommerso di Gaiola, su cui si affacciano i belvedere a picco sul mare del Pausilypon. La Villa Imperiale, detta anche Villa di Pollione, fu fatta erigere nel I secolo a.C. dal cavaliere romano Publio Vedio Pollione e alla sua morte, avvenuta nel 15 a.C., la villa, grazie alla sua posizione molto ambita (a metà sul mare e panoramica con vista sulla parte restante di Napoli, sulla penisola sorrentina, sul Vesuvio e Capri) divenne dunque residenza imperiale di Augusto, e di tutti i suoi successori. Molto interessanti, in vari punti delle vestigia, sono le presenze delle condutture dell'acquedotto (rivestite in malta idraulica), segno di ulteriore opulenza di chi vi soggiornava. L'ultimo ad abitarla fu Publio Elio Traiano Adriano. Il palazzo degli Spiriti (o villa degli Spiriti) è un complesso archeologico che insiste lungo la costa di Posillipo, nei pressi di Marechiaro. Fu costruito nel I secolo a.C. ed era appartenuto ad un ninfeo alle dipendenze della villa del ricco liberto romano Publio Vedio Pollione (ovvero la villa imperiale di Pausilypon). Per alcuni, si tratta dei resti di un "murenaio", cioè una struttura adibita all'allevamento di murene, serpenti marini considerati prelibati, che ancora a fine anni degli anni 80 erano presenti. Le vasche sono sommerse perché il livello del mare nei secoli si è alzato, ma è possibile vederle ancora oggi chiaramente. il palazzo degli spiriti veniva usato quotidianamente da scugnizzi per i loro tuffi, pericolosi, nelle suddette vasche anche lanciandosi dal secondo livello della struttura Il parco sommerso di Gaiola Modifica Le escursioni in mare consentono di ammirare i resti della villa imperiale sommersi nonché l'ambiente naturale marino-costiero ricco e variegato. Il parco sommerso della Gaiola viene dichiarata area marina protetta con decreto interministeriale del 2002.[4]
49 preporuka/e lokalaca
Pausilypon Archaeological Park
36 Discesa Coroglio
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Il parco archeologico-ambientale di Posillipo o del Pausilypon è un'area archeologica nel quartiere Posillipo in Napoli aperta nel 2009. L'accesso al Parco ai visitatori è da discesa Coroglio 36, attraverso l'imponente Grotta di Seiano. Dopo la battaglia di Azio (31 a.C.), l'equite e liberto Publio Vedio Pollione decise di trascorrere gli ultimi suoi giorni in quello splendido scorcio situato tra la Gaiola e la baia di Trentaremi, Pausilypon cioè “sollievo dal dolore”. Accanto alla villa, fece costruire anche un teatro di 2000 posti, un odeon per piccoli spettacoli, un ninfeo e un complesso termale[1]. Le strutture dell'imponente Villa si estendono fin sotto la superficie del mare e sono dal 2002 tutelate dall'istituzione della limitrofa Area marina protetta Parco Sommerso di Gaiola che interessa tutto lo specchio acqueo ai piedi del promontorio di Trentaremi ed intorno alle Isole della Gaiola. I resti di altre domus romane si possono scorgere a Marechiaro, lungo la spiaggia, oppure alla Calata Ponticello, risalendo il borgo, dove si possono scorgere una colonna a base ionica ed una nicchia in laterizio. Sulla scogliera, invece, andando verso la Gaiola si può ammirare ciò che rimane della "Villa degli spiriti" anche detta “Villarosa”[2]. Proseguendo lungo la costa, verso occidente, è possibile notare il perimetro della “Scuola di Virgilio” dove si riteneva che il "vate" praticasse arti magiche. Il parco è stato riaperto al pubblico dopo i lavori di restauro nel 2009 per la kermesse Maggio dei monumenti grazie anche alla collaborazione del "Centro Studi Interdisciplinari Gaiola". Oggi il parco sta venendo pian piano riscoperto dai cittadini napoletani ma anche dai turisti stranieri grazie alla strutturazione di diversi itinerari di visite guidate ed ai laboratori didattici per le scuole curati dal CSI Gaiola onlus. Nel 2010 l'amministrazione municipale annunciò l'intenzione di recuperare l'impianto funiviario dismesso negli anni sessanta che rappresenta la soluzione ideale per superare gli ostacoli di accesso al parco. Il parco offre numerose testimonianze archeologiche nonché naturalistiche e paesaggistiche trovandosi in uno dei luoghi più belli della città, ovvero lungo la costa di Posillipo. Tra i reperti più importanti vi sono la grotta di Seiano, il parco sommerso di Gaiola, la villa imperiale di Pausilypon, il teatro dell'Odeon ed il palazzo degli Spiriti. La grotta di Seiano è un traforo lungo 770 m, scavato in epoca romana nella pietra tufacea della collina di Posillipo, che congiunge la piana di Bagnoli (via Coroglio) con il vallone della Gaiola, passando per la baia di Trentaremi. Deve il nome a Lucio Elio Seiano, prefetto di Tiberio, che secondo la tradizione nel I secolo d.C ne commissionò l'allargamento e la sistemazione; il primo traforo era stato realizzato una cinquantina di anni prima dall'architetto Lucio Cocceio Aucto per volere di Marco Vipsanio Agrippa, per collegare la villa di Publio Vedio Pollione e le altre ville patrizie di Pausilypon ai porti di Puteoli e Cumae. La galleria, orientata in direzione est-ovest, si estende per circa 770 metri, con un tracciato rettilineo ma una sezione variabile sia in altezza che in larghezza; dalla parete sud si dipartono tre cunicoli secondari, terminanti con aperture a strapiombo sulla baia, che forniscono luce ed aerazione. Caduta in disuso e dimenticata nel corso dei secoli, fu rinvenuta casualmente durante i lavori per una nuova strada nel 1841 e subito riportata alla luce e resa percorribile per volontà di Ferdinando II di Borbone, diventando meta di turisti. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu utilizzata come rifugio antiaereo per gli abitanti di Bagnoli; gli eventi bellici ed alcune frane nel corso degli anni cinquanta la riportarono in uno stato di abbandono. La villa imperiale di Pausilypon, il teatro e l'Odeion Modifica La villa imperiale di Pausilypon Attraverso l'imponente grotta di Seiano si accede al complesso archeologico-ambientale che racchiude parte delle antiche vestigia della villa del Pausilypon. Il teatro Qui, nell'incanto di uno dei paesaggi più affascinanti del Golfo, è possibile ammirare i resti dell'imponente teatro capace di 2000 posti[3], dell'Odeion e di alcune sale di rappresentanza della villa (visibili ancora tracce dei decori murali), le cui strutture marittime fanno oggi parte del limitrofo Parco sommerso di Gaiola, su cui si affacciano i belvedere a picco sul mare del Pausilypon. La Villa Imperiale, detta anche Villa di Pollione, fu fatta erigere nel I secolo a.C. dal cavaliere romano Publio Vedio Pollione e alla sua morte, avvenuta nel 15 a.C., la villa, grazie alla sua posizione molto ambita (a metà sul mare e panoramica con vista sulla parte restante di Napoli, sulla penisola sorrentina, sul Vesuvio e Capri) divenne dunque residenza imperiale di Augusto, e di tutti i suoi successori. Molto interessanti, in vari punti delle vestigia, sono le presenze delle condutture dell'acquedotto (rivestite in malta idraulica), segno di ulteriore opulenza di chi vi soggiornava. L'ultimo ad abitarla fu Publio Elio Traiano Adriano. Il palazzo degli Spiriti (o villa degli Spiriti) è un complesso archeologico che insiste lungo la costa di Posillipo, nei pressi di Marechiaro. Fu costruito nel I secolo a.C. ed era appartenuto ad un ninfeo alle dipendenze della villa del ricco liberto romano Publio Vedio Pollione (ovvero la villa imperiale di Pausilypon). Per alcuni, si tratta dei resti di un "murenaio", cioè una struttura adibita all'allevamento di murene, serpenti marini considerati prelibati, che ancora a fine anni degli anni 80 erano presenti. Le vasche sono sommerse perché il livello del mare nei secoli si è alzato, ma è possibile vederle ancora oggi chiaramente. il palazzo degli spiriti veniva usato quotidianamente da scugnizzi per i loro tuffi, pericolosi, nelle suddette vasche anche lanciandosi dal secondo livello della struttura Il parco sommerso di Gaiola Modifica Le escursioni in mare consentono di ammirare i resti della villa imperiale sommersi nonché l'ambiente naturale marino-costiero ricco e variegato. Il parco sommerso della Gaiola viene dichiarata area marina protetta con decreto interministeriale del 2002.[4]
Immensa cisterna realizzata in epoca romana, per approvvigionare la flotta della necessaria acqua potabile.
41 preporuka/e lokalaca
Piscina Mirabilis
27 Via Piscina Mirabile
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Immensa cisterna realizzata in epoca romana, per approvvigionare la flotta della necessaria acqua potabile.
Questa via è tra le più rinomate di Napoli. È una passeggiata che va necessariamente fatta perchè la strada oltre che ad attraversare la città stessa conduce in un passato che è piacevolissimo percorrere. Si incontreranno palazzi di grande interesse per la loro architettura, moltissime vivaci attività e la storica napoletanitá fatta di profumi, colori e rumori.
Via S. Gregorio Armeno, 80138 Napoli NA, Italija
Questa via è tra le più rinomate di Napoli. È una passeggiata che va necessariamente fatta perchè la strada oltre che ad attraversare la città stessa conduce in un passato che è piacevolissimo percorrere. Si incontreranno palazzi di grande interesse per la loro architettura, moltissime vivaci attività e la storica napoletanitá fatta di profumi, colori e rumori.